Una rivoluzione pacifica

Ci lamentiamo della corruzione, dell’evasione fiscale, degli attacchi contro la democrazia, del bavaglio all’informazione, della privatizzazione dell’acqua, dell’inquinamento, della devastazione del territorio, del razzismo, di questa società di… di merda.
Scriviamo migliaia di email di protesta ai nostri parlamentari (le famose mail-bombing), affinché, visto che li abbiamo votati, appoggino le nostre proposte.
Purtroppo la maggior parte di loro, manco le leggono (alcuni anche perché non sanno come fare).
Guardiamo “Report” e “Annozero” e ci indigniamo (a me viene anche il mal di pancia e la depressione).
Pubblichiamo su internet, nei nostri blog personali e nei famosi social-network,  articoli come questo (sic!) e poi ?
Noi che cerchiamo di cambiare le “coscienze” e di fare qualcosa  per migliorare “il mondo”, viviamo ai margini, anzi dentro, un torpore globale dal quale facciamo fatica ad uscire.
Destarsi vorrebbe dire reagire, combattere, fare una rivoluzione.
Ma noi che siamo contro la violenza, quali armi abbiamo per fare una rivoluzione?
Il boicottaggio!
Un po’ di storia. Nel 1880 i braccianti terrieri della Contea di Mayo in Irlanda si organizzarono con una azione non violenta, per combattere le continue vessazioni di Charles Cunningham Boycott che si opponeva al miglioramento delle condizioni lavorative dei contadini.I contadini (e i cucinieri) oltre alla brava gente del posto, misero in atto una campagna di isolamento e di non collaborazione verso Boycott: i vicini di casa iniziarono a non parlargli, in chiesa nessuno si sedette più vicino a lui, nessuno gli rivolse più la parola, non fu più servito nei negozi, né ebbe più braccianti da ingaggiare per il raccolto nelle tenute che gestiva per conto del conte di Erne.
Le terre del conte cominciarono a inaridire e Boycott fu licenziato.
Ecco perché questa azione si chiama “boicottaggio”.
E’ l’arma più potente e moderna che ci sia, usarla però vuol dire rinunciare a qualcosa.
E’ l’arma dei poveri ed è per questo che Sua Maestà il Profitto fa di tutto per farci sentire tutti ricchi.
La vera grande ricchezza, però, non è quella dei ricchi, ma quella dei poveri, non c’è nessuno di più ricco di chi non ha niente da perdere, nulla cui rinunciare.
Siamo noi con le nostre scelte che decretiamo la ricchezza e il potere dei potenti.

Provate ad immaginare se il giorno in cui la RAI cancellasse “Annozero”, per protesta tutti noi non accendessimo la televisione per un solo giorno,  quanti introiti pubblicitari perderebbero la RAI e Mediaset per questo pacifico e  legittimo “boicottaggio”.
E se non guardassimo più RAI 1 perché riteniamo che il TG di Minzolini non ce la racconta giusta? Quanto durerebbe questo direttore, una settimana? Forse meno.
Questo sistema si può applicare a tutto:
Non voglio il nucleare, stipulo un contratto di energia pulita.
Non voglio il Chievo calcio a Villafranca, non vado più allo stadio.
Non voglio i licenziamenti della Glaxo, non compro medicinali Glaxo.
Voglio fare in modo che una società petrolifera si dia maggiormente da fare per sistemare i disastri che ha combinato, non compro i suoi carburanti.
Non voglio aumenti alle tariffe autostradali, non l e prendo più finché non le abbassano.

Purtroppo, specialmente per noi italiani, finché la cosa non ci “tocca il culo”, sembra che non ci riguardi.
Quanta gente abbiamo visto incatenarsi davanti ai municipi, perché gli portavano via un pezzo di orticello che ostruiva una strada, gente, per esempio, che della devastazione del territorio della Valpolicella o della “bassa veronese” (leggi Motorcity) non gli interessa niente.
Quando matureremo un maggiore senso civico e di comunità, quando saremo in grado di rinunciare a un po’ di queste finte “ricchezze”, quando non accetteremo più che il ricco o il potente commetta un’ingiustizia e venga applaudito, quando un povero che subisce non è più costretto a chiedere scusa, allora sarà il giorno di una nuova rivoluzione, giusta, silenziosa, pacifica, ma molto efficace.

Per ora gustiamoci un po’ di PM (propaganda & manganello), poi si vedrà …

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6 risposte a Una rivoluzione pacifica

  1. Enrico scrive:

    Molti pensano che sia un utopia, non è vero basterebbe un po’ d’impegno e volontà!
    Bel post! L’ho inoltrato su Facebook e Twitter.

  2. irene scrive:

    sono con te. Ci sprechiamo in parole spesso… senza passare ad un’azione.

  3. mirco scrive:

    Beh, quello che fate voi come “Il Giracose”, è qualcosa di abbastanza concreto, lo possiamo definere un boicottaggio al consumismo e allo spreco.

  4. Nicola scrive:

    Bel post!
    Spero che la mia bimba appena venuta al mondo possa vedere con i propri occhi questo mondo migliore che le persone come te auspicano

  5. paola scrive:

    si ma cosa dici di fare per risvegliare le coscienze? sembra che siano tutti inermi! ogni giorno ce n’è una nuova, ogni giorno ci rendiamo conto di quanto ci fanno sempre più fessi ma nessuno fa nulla! non per ripetere la solita frase, ma “Fatti, non Belle Parole”. Cosa si può fare?

  6. Mirco scrive:

    Io potrei risponderti per me, per quello che concretamente faccio, per esempio, con i miei amici del WWF di Villafranca (VR)(www.wwfsudovestveronese.it) o quelli dell’officina S3 di Sommacamapagna (VR) (www.officina-s3.org ), con i quali cerco di coinvolgere sempre più persone su aspetti ambientali e non solo, affinché, dal basso riescano a indirizzare positivamente le scelte di chi ci governa.
    Certo non è facile e come dici tu sono più parole che fatti, ma qualche risultato lo abbiamo ottenuto.
    Siamo però sempre in pochi e sempre quelli, gli altri, i giovani, rimangono nel loro torpore, forse hanno paura di svegliarsi, meglio un brutto sogno che l’incubo della realtà.

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