Ci lamentiamo della corruzione, dell’evasione fiscale, degli attacchi contro la democrazia, del bavaglio all’informazione, della privatizzazione dell’acqua, dell’inquinamento, della devastazione del territorio, del razzismo, di questa società di… di merda.
Scriviamo migliaia di email di protesta ai nostri parlamentari (le famose mail-bombing), affinché, visto che li abbiamo votati, appoggino le nostre proposte.
Purtroppo la maggior parte di loro, manco le leggono (alcuni anche perché non sanno come fare).
Guardiamo “Report” e “Annozero” e ci indigniamo (a me viene anche il mal di pancia e la depressione).
Pubblichiamo su internet, nei nostri blog personali e nei famosi social-network, articoli come questo (sic!) e poi ?
Noi che cerchiamo di cambiare le “coscienze” e di fare qualcosa per migliorare “il mondo”, viviamo ai margini, anzi dentro, un torpore globale dal quale facciamo fatica ad uscire.
Destarsi vorrebbe dire reagire, combattere, fare una rivoluzione.
Ma noi che siamo contro la violenza, quali armi abbiamo per fare una rivoluzione?
Il boicottaggio!
Un po’ di storia. Nel 1880 i braccianti terrieri della Contea di Mayo in Irlanda si organizzarono con una azione non violenta, per combattere le continue vessazioni di Charles Cunningham Boycott che si opponeva al miglioramento delle condizioni lavorative dei contadini. Continua a leggere
Cerca nel sito
-
Articoli recenti
- Antonio Pigafetta
- Friedrich Engels
- Karl Heinrich Marx
- Socrate
- Confucio
- Covid-19 ambiente e futuro
- Covid-19 Morozov vs Harari
- Il mondo dopo il coronavirus
- Il capitalismo della sorveglianza
- Covid-19 e i numeri delle epidemie
- Contagion
- JJ Cale è morto
- Cinghiali radioattivi in Italia
- Internet ci cambia il cervello
- Amy Winehouse un talento perduto
Meta

