Evgenij Morozov sociologo e giornalista bielorusso con un articolo pubblicato su Internazionale del 03/04/2020 risponde a Yuval Noah Harari che qualche giorno prima con “The world after coronavirus” pubblicato sul Financial Time esprimeva le sue opinioni sul mondo dopo coronavirus. Leggi l’articolo in italiano.
Conoscendo i due “professori”, ero certo che anche Morozov avrebbe detto la sua su questo attuale tema e così è stato.
Affrontando questo argomento i due, hanno espresso più o meno le stesse preoccupazioni sul futuro dell’umanità dopo questa pandemia. Nella lettura dei loro articoli però, traspare non solo la loro origine geografica, Harari è nato in Israele e Morozov in Bielorussia, ma anche l’impostazione culturale e soprattutto ideologica nell’affrontare le problematiche dell’argomento.
Harari è un grande storico, nel suo libro più famoso “Da animali a dei” , racconta la storia dell’uomo così come lo conosciamo noi, iniziata 70.000 anni fa, fino ai nostri giorni. Questo libro pubblicato in lingua ebraica nel 2011 è stato tradotto in più di 20 lingue ed è diventato un best-seller mondiale.
Harari ci racconta con una impostazione inaspettatamente darwiniana, come, grazie all’immaginazione, siamo diventati i signori del pianeta, gli unici esseri viventi sulla terra capaci di parlare di cose che non esistono come le divinità, le nazioni e le leggi. Ci ha spiegato come ci siamo associati in comunità sempre più grandi per sostenere le nostre “invenzioni” e per creare città, regni e imperi. Ci ha spiegato come abbiamo costruito la fiducia nei soldi e nelle leggi ed infine come ci siamo ritrovati schiavi della burocrazia, del consumismo, e alla ricerca della felicità.
Tornando invece al suo recente articolo, Harari affronta con lucidità e acume il problema del dopo coronaviurus e scrive: “Questa tempesta passerà, ma le scelte che facciamo ora potrebbero cambiare la nostra vita per gli anni a venire, l’umanità sopravviverà e la maggior parte di noi sarà ancora viva, ma abiteremo in un mondo diverso”, mettendoci davanti a due scelte per fronteggiare adesso e subito questa crisi:
- Sorveglianza totalitaria o responsabilizzazione dei cittadini ?
- Isolamento nazionalista o solidarietà globale?
Alla prima domanda risponde che: “Una popolazione auto-motivata e ben informata è molto più efficace di una popolazione ignorante e controllata”.
Alla seconda risponde che : “L’epidemia e la conseguente crisi economica sono problemi globali e possono essere risolti solo attraverso la cooperazione globale e sarà una vittoria non solo contro il coronavirus, ma contro tutte le future epidemie e crisi che in futuro potrebbero assalire l’umanità.”
Sulla questione dell’uso di applicazioni di sorveglianza biometrica proposte dai governi, Harari è convinto che ogni cittadino dovrebbe accettare un compromesso tra privacy e salute, fidarsi dei dati scientifici ed avere fiducia nelle istituzioni anche se la fiducia nei loro confronti è stata erosa per anni, perché questi non sono tempi normali.
La risposta di Morosov
Morosov a differenza di Harari è un sociologo, politologo e studioso dello sviluppo della tecnologia e della comunicazione telematica. In uno dei suoi libri “Internet non salverà il mondo” critica l’utopia dei fanatici della tecnologia (i geek) secondo i quali i sistemi informatici raccogliendo dati su tutto quanto ci circonda e soprattutto su noi, potranno dare risposte e soluzioni a problemi quali, la povertà, l’inquinamento, le malattie, la criminalità. Morozov ritiene questa visione una ingenua prospettiva, non esiste un rimedio digitale per tutto.
Nel suo articolo pur condividendo in parte quanto scritto da Harari , lo critica per il suo approccio troppo “soluzionista”, e tra l’altro, scrive: L’alternativa, formulata in modo persuasivo sulle pagine del Financial Times dallo storico Yuval Noah Harari, il più eloquente celebratore dell’opinione dominante nell’élite, sembra provenire da un manuale di propaganda della Silicon valley. […]. L’appello di Harari all’emancipazione dei cittadini attraverso interventi cognitivi e comportamentali non è molto diverso dalle misure proposte dai sostenitori della teoria dei nudge,
Nudge in italiano significa pungolo o spintarella.
La teoria dei nudge (in inglese: Nudge Theory è un concetto che, nel campo dell’economia comportamentale e della filosofia politica, sostiene che sostegni positivi e suggerimenti o aiuti indiretti possono influenzare i motivi e gli incentivi che fanno parte del processo di decisione di gruppi e individui, almeno con la stessa efficacia di istruzioni dirette, legislazione o adempimento forzato. Richard Thaler (Premio Nobel per l’economia 2017) e Cass Sunstein nel loro libro Nudge: La spinta gentile lo definiscono come “ogni aspetto nell’architettura delle scelte che altera il comportamento delle persone in modo prevedibile senza proibire la scelta di altre opzioni e senza cambiare in maniera significativa i loro incentivi economici. Lo scopo è cercare di migliorare il benessere delle persone orientando le loro decisioni mantenendo la libertà di scelta. Nel loro libro, Thaler e Sunstein chiamano questo approccio “paternalismo libertario”. [Wikipedia]
Qui inserisco un piccolo aneddoto che spiega in maniera semplice la teoria del nudge.
Parecchi anni fa, quando mi recavo spesso in Germania per lavoro, sono apparsi nei servizi igenici delle aree di sosta degli autogrill dei nuovi orinatoi in ceramica, che in prossimità dello scarico avevano un disegno di una mosca che sembrava vera.
A causa della quantità di birra consumata dalla maggioranza dei maschi tedeschi, sembra che il loro arnese sia spesso utilizzato come “annaffiatoio”. Per ridurre l’effetto collaterale dell’uso improprio dell’arnese, qualcuno che conosce bene la psicologia umana ha avuto una pensata: utilizziamo la teoria del pungolo o della spintarella cognitiva (nudge), in questo caso la mosca.Tutti, me compreso, vedendo questa mosca cercavamo di colpirla indirizzando il nostro “getto” proprio dove doveva andare.
In maniera inconsapevole per colpire la mosca, tutti pisciavano nel punto giusto, evitando schizzi e spargimenti di pipì. Il risultato è stato la riduzione del 50% degli interventi di pulizia nei locali.
Nessun ordine, nessuna imposizione, nessuna sanzione avrebbero ottenuto un risultato migliore.
Secondo Morozov chi sogna sperando nel dopo coronavirus, la trasformazione/emancipazione dell’attuale sistema capitalistico è destinato ad un brutto risveglio. Il capitalismo globale ha una grande resilienza, si piega ma non si spezza, ritorna ad essere come prima. Le attuali infrastrutture digitali di cui disponiamo non sono nate per la solidarietà e lo sviluppo sociale, sono tutte costruite e gestite da società private e noi ora, in questo momento di emergenza, dobbiamo fare un patto con loro, un compromesso tra salute e privacy.
Secondo me l’idea di costruire un sistema di monitoraggio del coronavirus con apposite app, utilizzando le strutture digitali di Google, Facebook, Whatsup, Amazon, Apple, Microsoft oppure semplicemente attraverso il nostro gestore di telefonia mobile, può sembrare interessante, ma non ne uscirà nulla di buono.
L’essere umano si abitua a tutto e il sistema di sorveglianza diffusa utilizzato per questa emergenza, diventerà “normalità” in una nuova società fondata sul controllo e la sorveglianza.
L’ennesimo gioco dei soluzionisti, direbbe Morozov.
Molto interessante l’articolo di Morozov, temo sia troppo tardi, (di almeno 20-30 anni) per trovare un’altro ordine mondiale, non esistendo strutture tecnologiche pubbliche indipendenti. Solo se, per un ipotetico blackout di connessione informatica, dovessimo restare oscurati per qualche anno, potrebbe forse ripartire la ricerca della “Polis” come idealita’ filosofica da cui far discendere una nuova organizzazione sociale. Comunque sarebbe alquanto difficile applicarla a 7 miliardi di persone. La teoria del nudge mi pare il male minore
Hai ragione Laura, “too late”. Ma importante sarebbe non peggiorare le cose.
Non che mi piaccia la Cina, una struttura tecnologica pubblica c’è, dispotica e totalitaria, a volte penso però…
Per quanto riguarda il blackout di internet, non resisteremo neanche un mese, poi sarebbe la fine dell’umanità, pensa, si fermerebbe TUTTO.
La teoria nel nudge va usata per questioni educative come nel mio esempio, condizionare il pensiero e imporci con “la spintarella gentile” delle scelte… No!
Ma Mirco, non c’è la terza via, e non ci sarà. pensa che in Cina non potresti pensarla diversamente, a prescindere. Quindi dato che non è possibile vivere per sempre, e che morire è una necessità della natura, cerchiamo di avere la possibilità di pensare, scrivere, discutere diversamente. Altri virus verranno quando saremo vecchi e stanchi e sarà giusto così. Saremo assistiti e avremo un funerale. Cosa diversa sarebbe se un virus colpisse prevalentemente bambini, e può succedere. A parte l’orrore al solo pensiero, si rischierebbe l’estinzione. E questo magari non sarebbe così male… ma l’uomo non si estinguera’ mai così. Sempre ci sarà chi se la cava, per formazione, appartenenza, caso, o scienza. Forse un mereorite
L’uomo è uno dei tanti esseri viventi apparsi nella terra, si è evoluto un po’ alla volta, prima come umanoide (2,5 milioni di anni fa), poi homo sapiens (200.000 anni fa), poi homo cognitivo (70.000 anni fa), fino alla rivoluzione scientifica (500 anni fa) attraverso vari passaggi (rivoluzione agricola, aggregazioni, regni, scrittura, monete). Poi la rivoluzione industriale (ca. 200 anni fa) fino ad oggi (estinzione sempre più grande di piante e animali, conquista dello spazio extraterrestre, armi atomiche, animali e organismi modellati dalla progettazione umana e non dalla selezione naturale e altre cose che le persone più attente conoscono.
Guarda come l’uomo si è evoluto negli ultimi 500 anni, prima ci ha messo 70.000 a capire che la terra è rotonda…
Come saremo tra 2 o 3 generazioni non è facile saperlo, dipende da noi.
Secondo me l’essere umano sarà l’unico essere vivente sulla terra che si autoestinguerà. Purtroppo non potrò dimostrarti di aver avuto ragione.
Devo dire che i tedeschi l’hanno pensata bene: un sistema premiante al posto di uno punitivo!