Il capitalismo della sorveglianza

Ho usato il termine “capitalismo della sorveglianza”, , in un mio articolo del 2010 sull’anarchia, nel quale volevo esprimere con questo termine la degenerazione del capitalismo moderno (quello post-industriale), probabilmente il termine non era appropriato, è stato uno svarione o una lungimiranza?
Con il libro“Il Capitalismo della sorveglianza” (The Age of Surveillance Capitalism) uscito lo scorso anno, l’autrice Shoshana Zuboff  ha dato un preciso e rigoroso significato a questo termine!
La scrittrice descrive “come le società tecnologiche globali  come Google e Facebook ci hanno convinto a rinunciare alla nostra privacy per motivi di convenienza; come le informazioni personali (“dati”) raccolte da queste società sono state utilizzate da altri non solo per prevedere il nostro comportamento, ma anche per influenzarlo e modificarlo;” (da The Guardian).
Tutto è cominciato con la pubblicità, ora è una minaccia per la libertà e la democrazia. È ora di svegliarsi e di lottare per un futuro digitale diverso.
Mark Zuckerberg (Facebook), Larry Page e Sergey Brin (Google) erano solo dei felici ragazzi utopisti e tecnologici, ora sono tra le persone più ricche del mondo. Le loro società  rappresentano la più grande creazione di ricchezza della storia.
Queste società per difendersi da qualunque autorità voglia ostacolare l’utilizzo a scopo di lucro dei dati personali raccolti (a volte anche a nostra insaputa), utilizzano molte strategie per proteggersi dalla legge: Lobbying, sostegno politico, altri metodi economici, i soldi e i metodi non gli mancano certamente.
Larry Page ha detto: “come potrebbe Google seguire una legge che è stata introdotta prima di Internet?
Che dire delle affermazioni di Zuckerberg secondo cui “la privacy non è più una norma sociale” o il consiglio di Eric Schmidt (CEO di Google, 2001-2011): “Se hai qualcosa che non vuoi che nessuno sappia, forse non dovresti farla”.
Zaboff risponde a chi dice che non ha niente da nascondere: “se non hai niente da nascondere, allora non sei niente”. Da questo link l’intera intervista tradotta in italiano.

Il capitalismo di sorveglianza è devastante soprattutto perché rischia di provocare la sparizione dell’umanità, intesa come  il modo umano di ragionare e di comportarsi, di cui l’autonomia, la libertà e la dignità sono i tratti distintivi.
Il capitalismo della sorveglianza, secondo Shoshana Zuboff, rischia di fare all’umanità quello che il capitalismo industriale ha fatto alla natura.
Il capitalismo della sorveglianza non si nutre dello sfruttamento del solo lavoro umano, come nella visione di Marx, ma della complessiva esperienza umana.
E con esso si impone una nuova forma di potere, il potere che permette di conoscere il comportamento umano e di influenzarlo a vantaggio di altri. La sua forza non deriva da armi o eserciti ma da un’architettura computazionale di dispositivi intelligenti, di cose (Internet of Things) e spazi tra loro connessi.

Nella attuale battaglia contro l’epidemia di corona virus alcuni governi stanno implementando nuovi strumenti di sorveglianza di massa per contenere l’epidemia attraverso gli smartphone .
Le autorità possono tenere traccia degli spostamenti e identificare persone con cui siamo entrati in contatto ravvicinato attraverso “app” sviluppate per questo scopo e installate obbligatoriamente sul proprio smartphone.
Nell’ articolo Il mondo dopo il coronavirus parlerò di questo e del pericolo di legittimazione di un nuovo sistema di sorveglianza ancora più pericoloso di quello descritto in questo articolo.

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Covid-19 e i numeri delle epidemie

Fare adesso (21/03/2020) delle previsioni su come si svilupperà la situazione della pandemia causata dalla patologia COVID-19 provocata dal virus SARS-CoV-2 è molto difficile e si rischia di dire delle fesserie.
Riuscire a fare delle previsioni su come si evolverà il contagio, è diventato molto, ma molto importante sia per l’aspetto sanitario che per quello economico. La matematica potrebbe aiutarci con dei modelli compartimentali utilizzati in epidemiologia tra cui il modello Kermack-McKendrick detto anche SIR . Si tratta di un’equazione a tre variabili, dove ogni variabile è indicata da un’iniziale (appunto S, I e R) che rappresentano i tre gruppi di persone in cui è suddivisa la comunità interessata all’epidemia.
1. gruppo S  : persone sane, che sono suscettibili di contrarre il virus;
2. gruppo I  : persone infette, che hanno contratto la malattia e sono contagiose;
3. gruppo R : persone recuperate che sono guarite, oppure decedute.
Il numero di persone appartenente ai tre diversi gruppi cambierà nel tempo con il procedere del contagio: il numero delle persone suscettibili (S) diminuirà progressivamente diventando infette (I), e più tardi, quando le persone infette guariscono oppure muoiono diventeranno (R).
La somma sarà sempre la stessa (N).
È importante ricordare che le tre variabili non sono indipendenti, ma cambiano mantenendo sempre una relazione proporzionale fra loro. Mentre il numero dei suscettibili (S) può solo scendere, il numero dei Recuperati/Rimossi (R) può solo aumentare. Il numero degli Infetti (I) è l’unico dei tre che può aumentare e poi diminuire nel tempo.
Se il ritmo del contagio è molto alto e invece il tempo di guarigione è lento, il gruppo R può scendere sotto una certa soglia: è allora che esplode l’epidemia. Al contrario, se al manifestarsi del focolaio d’infezione, il numero di Recuperati è sufficientemente alto, il focolaio si auto estingue.

Il grafico (da Wikipedia) mostra un esempio di modello SIR.

La linea verde rappresenta la popolazione S sana/suscettibile.

La linea gialla rappresenta la popolazione I infettata.

La linea blu la popolazione R recuperata/rimossa.

Purtroppo attualmente  i numeri sul contagio qui in Italia non sono attendibili e molto disomogenei tra regione e regione.
Prendiamo per esempio due delle maggiormente colpite, Lombardia e Veneto.

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