- No agli inceneritori (termovalorizzatori).
- Si alla raccolta differenziata e alla strategia delle “Erre” che riduce gli impatti ambientali e sanitari della gestione dei rifiuti, crea occupazione e conviene economicamente.
- Greenpeace si oppone alla combustione tanto del rifiuto “tal quale” quanto del CDR (combustibile derivato da rifiuti) e del CDR-Q (CDR “di qualità elevata”), sia in inceneritori, di vecchia e nuova generazione, che in cementifici o centrali termoelettriche.
- La combustione dei rifiuti, oltre che determinare un impatto ambientale e sanitario, disincentiva qualsiasi strategia a monte di riduzione e raccolta differenziata finalizzata al recupero dei materiali contenuti nei rifiuti.
La corretta gestione dei rifiuti, secondo Greenpeace, è quella che ha come obiettivo la minimizzazione della quantità dei materiali da portare allo smaltimento finale. Questo si traduce nella minimizzazione della produzione dei rifiuti e nella massimizzazione del recupero dei materiali presenti nei rifiuti. La strategia di Greenpeace è quindi la cosiddetta strategia delle “Erre”:
- Riduzione alla fonte
- Riutilizzo/Riuso,
- Raccolta differenziata porta a porta,
- Riciclo/Recupero dei materiali.
Con questo approccio si può ridurre in modo drastico la quantità dei rifiuti residui, rendendo inutile la costruzione di nuovi impianti d’incenerimento.
Lo stesso “residuo” – quel 15-30 per cento circa dei rifiuti solidi urbani che resta a valle di una raccolta differenziata spinta – può essere trattato mediante impiantistica a freddo – TMB (Trattamento Meccanico biologico) – senza alcun ricorso alla combustione.
Gli scarti, ormai inerti, possono quindi essere smaltiti in una discarica controllata con un basso rischio di formazione di metano, CO2, percolato e incendi.
La strategia promossa da Greenpeace riduce l’impatto ambientale, crea più occupazione, risparmia energia e quindi nel complesso è conveniente anche dal punto di vista economico.