Il sogno di Maria

Maria, per giustificare il suo stato di gravidanza, attraverso le immagini di un sogno, racconta a Giuseppe, appena tornato dal suo lungo viaggio (durato quattro anni) l’incontro con un angelo che la porta in volo “là dove il giorno si perde”.

Al risveglio Maria capisce di essere incinta (parole confuse nella mia mente, svanite in un sogno, ma impresse nel ventre).

Una interpretazione del concepimento di Gesù più terrena di quella canonica.

 

Ecco il testo della canzone:

Nel Grembo umido, scuro del tempio, l’ombra era fredda, gonfia d’incenso; l’angelo scese, come ogni sera, ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d’improvviso, mi sciolse le mani e le mie braccia divennero ali, quando mi chiese – Conosci l’estate io, per un giorno, per un momento, corsi a vedere il colore del vento.

Volammo davvero sopra le case, oltre i cancelli, gli orti, le strade, poi scivolammo tra valli fiorite dove all’ulivo si abbraccia la vite.
Scendemmo là, dove il giorno si perde a cercarsi da solo nascosto tra il verde, e lui parlò come quando si prega, ed alla fine d’ogni preghiera contava una vertebra della mia schiena.

(… e l’ angelo disse: “Non temere, Maria, infatti hai trovato grazia presso il Signore e per opera Sua concepirai un figlio…)

Le ombre lunghe dei sacerdoti costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare ma il braccio era nudo e non seppe volare:
poi vidi l’angelo mutarsi in cometa e i volti severi divennero pietra, le loro braccia profili di rami, nei gesti immobili d’un altra vita, foglie le mani, spine le dita.

Voci di strada, rumori di gente, mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l’immagine, stinse il colore, ma l’eco lontana di brevi parole ripeteva d’un angelo la strana preghiera dove forse era sogno ma sonno non era

– Lo chiameranno figlio di Dio – Parole confuse nella mia mente, svanite in un sogno, ma impresse nel ventre.”

E la parola ormai sfinita si sciolse in pianto, ma la paura dalle labbra si raccolse negli occhi semichiusi nel gesto d’una quiete apparente che si consuma nell’attesa d’uno sguardo indulgente.
E tu, piano, posasti le dita all’orlo della sua fronte: i vecchi quando accarezzano hanno il timore di far troppo forte.

Torna alla pagina principale

Questa voce è stata pubblicata in Musica, Persone e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.