Il nucleare non serve

nucleareSiamo sicuri che il nucleare sia la SOLUZIONE al problema energetico?

Ecco alcuni punti di riflessione:


La favola della indipendenza energetica

L’Italia non possiede miniere di uranio, quindi siamo destinati comunque alla dipendenza da fonti di importazione, così come oggi lo siamo con il petrolio e il gas.
(da WWF Italia)

Limitatezza delle riserve di uranio

Tutte le stime relative ai costi non tengono in considerazione la questione della scarsità delle riserve di uranio.
Un falso mito, infatti,  è connesso alla presunta abbondanza dell’uranio in natura.
E’ vero si che si tratta di un minerale piuttosto diffuso ma solo in concentrazioni infinitesime, tanto basse da non risultare praticamente sfruttabili.
Oggi solo in pochi paesi sono presenti importanti giacimenti e oltre il 50% delle riserve accertate risultano concentrate in Australia, Kazakistan e Canada.
Le riserve di uranio realmente sfruttabili sono sufficienti ad alimentare gli attuali 440 reattori per soli 40-50 anni.
Va da sé che si pensasse di sostituire, per la produzione di elettricità, tutta l’energia fossile con quella nucleare occorrerebbe realizzare alcune migliaia di nuove centrali e a quel punto le riserve di uranio si esaurirebbero nel giro di pochissimi anni.
(da WWF Italia)

Il problema della localizzazione

In Italia esistono problemi enormi per individuare un sito adatto come il caso di Scanzano Jonico ha dimostrato qualche anno fa (l’area era stata individuata dal Governo Berlusconi come sito di stoccaggio per le scorie nucleari prodotte dall’Italia negli anni ’70-’80).
Problemi non solo di accettazione sociale: il nostro è un territorio fortemente sismico, pervaso dal dissesto idrogeologico e con spazi fluviali ancor più ridotti e prosciugati per buona parte dell’anno (fenomeno che aumenterà con l’acutizzarsi dei cambiamenti climatici).
(da WWF Italia)

Fondi per la ricerca sottratti a nuove tecnologie e al fotovoltaico

Le tecnologie legate a fotovoltaico stanno marciando a passi a gigante.
Non si può dire altrettanto per l’energia nucleare che è ancora al palo.
Nonostante questo i fondi destinati a rinnovabili sono assai inferiori a quelli destinati al nucleare.
La ricerca per l’energia nucleare ha bruciato il 90% delle spese di ricerca destinate alle fonti energetiche alternative ai combustibili fossili.
La stessa cifra orientata sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica avrebbe permesso una maggiore emancipazione dalle fonti fossili.
La stessa IEA non prevede alcuna crescita di tale contributo per i prossimi trent’anni, anche perché le riserve di uranio possono consentire ancora pochi decenni di alimentazione delle centrali esistenti.
Inoltre le centrali nucleari producono solo elettricità, che rappresenta solo il 15% degli usi finali, mentre il restante 85% è costituito da calore per riscaldamento e processi industriali e da carburanti per i trasporti ai quali il nucleare non può dare nessun contributo.
(da WWF Italia)

I costi

Negli ultimi venti anni c’è stato un forte declino negli ordini di nuovi reattori a causa della discutibile economicità del nucleare.  Nonostante l’industria del nucleare civile operi da mezzo secolo, va notato come, a differenza di altre tecnologie, gli sviluppi di questo settore non abbiano portato ad una maggiore efficienza economica nella realizzazione e gestione degli impianti.
Ad esempio, negli Stati Uniti i 75 reattori costruiti sono costati 145 miliardi di dollari invece dei 45 previsti; gli ultimi 10 reattori costruiti in India hanno avuto un aumento dei costi del 300 per cento in media.
Ciò è dovuto sostanzialmente all’aumento medio dei tempi di costruzione dei reattori, a sua volta legato alla necessità di aumentare la sicurezza delle centrali.
Tale tempo medio di costruzione è passato da poco più di cinque anni negli anni ’70 a circa 10 anni oggi.
(da WWF Italia)

Alcuni numeri

Da vent’anni il numero di centrali nucleari nel mondo è sostanzialmebnte stabile, attorno alle 440 unità.
L’incidente di Chernobyl ha causato almeno 56 vittime immediate, alle quali vanno aggiunte altre 9.000 persone che sono morte prematuramente per esposizione alle radiazioni.
Il plutonio 239 è talmente tossico e radioattivo
che basta inalarne meno di un milionesimo di grammo per contrarre un cancro al polmone.
Dall’inizio dell’era atomica le centrali elettronucleari hanno prodotto circa 1.500 tonnellate di plutonio 239″.
Il deposito statunitense per le scorie radioattive di Yucca Mountain
è stato selezionato nel 1987 dopo un’istruttoria durata 10 anni. Entrerà in funzione, forse, nel 2017 e potrà contenere 70.000 tonnellate di scorie.
Nei pressi delle centrali nucleari americane si trovano attualmente già 45.000 tonnellate di scorie radioattive da mettere in sicurezza.
Se si volesse sviluppare l’energia nucleare nei prossimi 40 anni in modo da:
(a) sostituire gli attuali 439 impianti per raggiunti limiti di età,
(b) eliminare la metà delle attuali centrali a carbone
(c) coprire il 50% della nuova domanda di elettricità,

allora bisognerebbe costruire circa 2500 nuove centrali nucleari da 1.000 MW, ossia una centrale alla settimana da oggi al 2050. Evidentemente è uno scenario del tutto irrealistico.
(dal libro di Nicola Armaroli e Vincenzo Balzani “Energia per l’astronave Terra”, Zanichelli)

Ignorare l’evidenza

Il nostro Paese sembra ignorare le vere ragioni della profonda crisi che da decenni ha colpito l’industria nucleare in tutto il mondo: nonostante i massicci investimenti di capitali pubblici, superiori a quelli di qualsiasi altra tecnologia, il nucleare è fermo a quote di produzione energetica addirittura inferiori a quelle dell’idroelettrico (nel 2006 la produzione idroelettrica ammontava a 3.121 miliardi di kWh contro i 2.793 del nucleare) coprendo, quindi, meno del 2% del fabbisogno mondiale d’energia primaria.

Se negli Stati Uniti è dagli anni ’80 che non si costruiscono reattori, la ragione non va ricercata nell’opposizione degli ambientalisti ma in quelle stesse regole dell’economia che hanno posto l’energia nucleare fuori mercato a causa dei suoi elevatissimi costi.
In un lavoro del maggio 2008, l’agenzia Moodys (Moody’s Corporate Finance, “New Nuclear Generating Capacity”, May 2008) ha stimato che la realizzazione di nuovi impianti nucleari avrebbe costi molto superiori ai 7.000 dollari a kW.

Come se non bastasse, Moodys nello stesso lavoro afferma che i costi del kWh nucleare saranno destinati a crescere con un ritmo del 7% annuo, questo comporterebbe un raddoppio del prezzo del kWh nell’arco del prossimo decennio.
Nel caso si dovessero attuare i piani del nostro Governo (arrivare a produrre circa un quarto di energia elettrica da fonte nucleare), l’incremento di costo del kWh, stimato da Moody’s, provocherà un aumento dei prezzi delle bollette elettriche di oltre il 25%: ogni cittadino italiano, che oggi paga 500 euro l’anno, domani, grazie al nucleare, dovrà pagare 125 € in più.
Veramente un bel regalo quello che il Governo e l’Enel vogliono fare ai cittadini italiani che si vedranno così lievitare le loro bollette, senza peraltro migliorare la sicurezza energetica del Paese, che continuerà a dipendere dai combustibili fossili per i trasporti, il riscaldamento degli edifici, ecc.

L’Italia meglio farebbe a puntare sul risparmio, sull’efficienza e le fonti rinnovabili, subito disponibili e in grado di assicurarci un benessere duraturo.
(Massimilano Varriale, Programma Sostenibilità)

23990Non è una novità che nel nostro paese regni sovrana la disinformazione su tutti i temi tecnici e scientifici che avrebbero bisogno invece di un approccio diverso, meno ideologico, meno politico, ma più trasparente e pragmatico.
La disinformazione è spesso conseguenza della scarsa analisi critica della stampa e della televisione che si limitano a trasmettere lo slogan politico del momento, manifestando la loro patologica sudditanza verso il potere politico-economico.
Il nucleare non è la soluzione al problema energetico, ma un modo per “far girare i soldi” (i nostri), che poi come sappiamo si fermano sempre nelle solite tasche.

Chi vivrà vedrà …..

Legambiente WWF e Greenpeace in un documento comune si esprimono a riguardo, Leggi .

Territorio Veneto ci parla delle Scomode Verità del Nucleare, Vai .

Quella degli ambientalisti non è una guerra ideologica, come qualcuno vuole far credere.

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5 risposte a Il nucleare non serve

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  2. gulullulu scrive:

    Giuste considerazioni. Il nucleare non è certo la soluzione dei problemi energetici dell’Italia però aiuterebbe a diversificare l’approvvigionamento energetico, assieme all’eolico, al solare, all’idroelettrico ed ai buoni vecchi cari idrocarburi per i quali dipendiamo esclusivamente dall’estero.
    Ricordiamo che in Italia ci sono ancora 4 centrali nucleari chiuse da poco e che per anni hanno lavorato egregiamente.

  3. Mirco scrive:

    Anche io seppur contrario al nucleare, non avrei chiuso quelle funzionanti.

  4. Pingback: Less » Blog Archive » Centrali nucleari- mai dire mai !

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