Robert Maynard Pirsig è uno scrittore statunitense, celebre soprattutto per il suo primo libro, Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta uscito nel 1974.
Ho letto questo libro trenta anni orsono, da giovane, ricavandone ben pochi insegnamenti e altrettante poche emozioni.
Recentemente l’ho riletto e l’ho trovato bellissimo, più che un romanzo un trattato di filosofia, nel quale si delineano gli elementi fondamentali della metafisica della qualità, un concetto in questo caso riferito alla motocicletta, ma in realtà applicabile ad ogni aspetto dell’esistenza umana. La narrazione è fortemente autobiografica, soprattutto quando fa riferimento ad avvenimenti dolorosi della vita di Pirsig. Maggiori informazioni quì.
Questo romanzo narra di un tortuoso viaggio dal Minnesota al Pacifico a cavallo di una motocicletta e della mente.
Con la sua vecchia e amata moto e il con il figlio undicenne, il protagonista parte per una vacanza senza una meta precisa.
Durante il viaggio, paesaggi, boschi, canyons, praterie e paludi si mescolano con ricordi, pensieri e ossessioni, è il momento di sgombrare i canali della coscienza, da tempo ostruiti da pensieri stantii.
Lo scrittore si chiede:
– qual è la differenza fra chi viaggia in motocicletta sapendo come la moto funziona e chi non lo sa?
– in che misura ci si deve preoccupare della manutenzione della propria motocicletta?
– perché la tecnologia crea tanto timore ?
– cosa può risolvere l’apparente inconciliabilità fra soggetto e oggetto; fra razionalità classica e pensiero romantico; fra mente e materia; fra tecnologia e spirito?
A questo punto della lettura appare evidente, che la vera motocicletta su cui sta lavorando il protaganista, si chiama noi stessi e allora prova a dare delle risposte a queste domande.
– Curare personalmente la propria motocicletta significa imparare a conoscerla ed entrare in contatto con essa (noi stessi).
– Affidarla ad un meccanico che il più delle volte “non ha passione per quello che fa”, significa separare il soggetto dall’oggetto, l’individuo dalla tecnologia (il nostro spirito).
– Il conflitto tra i valori umani e le necessità tecnologiche non si risolve “scappando” dalla tecnologia o rifugiandosi nella fede, ma abbattendo le barriere del pensiero che ne impedisce la comprensione.
– Lo sfruttamento della natura si combatte con la fusione della stessa con lo spirito umano.
– Prima di poter distinguere e giudicare, oltre alla conoscenza deve esserci la consapevolezza della qualità.
La “qualità” è l’unico modo per vivere la tecnologia senza separazione.
L’ho letto diversi anni, credo quasi vent’anni fa, il tuo post mi ha fatto voglia di rileggerlo.
Idem.. prima o poi lo rileggerò.
Adventures che il poster, mi è stato guardando caccia tanto tempo fa.